mercoledì 15 ottobre 2014

Diego Velardo, fuga dal ring

Diego Velardo. Non è un codardo, è umano.
Non è un codardo Diego Velardo e ci ha tenuto a ribadirlo nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport: mai, prima di sabato 27 settembre si era tirato indietro da un incontro di pugilato e nemmeno quella sera si aspettava di poter fare quello che ha fatto.
Nel palazzetto dello sporto gremito, il pugile avrebbe dovuto scontrarsi con Andrea Di Luisa per il titolo italiano vacante dei supermedi: tutto era pronto, il pubblico assiepato sugli spalti, i riflettori e l'attenzione puntati sul quadrato, ma lui, Diego, su quel ring non ci è mai salito.
Un quarto d'ora interminabile, lui chiuso negli spogliatoi, allenatore e manager increduli e convinti che si trattasse solo di uno scherzo. Ma lo scherzo, un gran brutto scherzo, l'ha giocato l'ansia al pugile: un attacco di panico in piena regola, arrivato al culmine di un mese di incertezze che lui aveva taciuto a tutti ma che si sono manifestate, tutte insieme e di colpo, in quella che avrebbe dovuto essere una delle serate più memorabili. 
"Forse ho sbagliato - ha detto al giornalista della Gazzetta dello Sport - Sicuramente è colpa mia. Volevo fare delle esperienze; combattere subito per il tricolore è stato probabilmente un passo troppo lungo e non ero pronto dal punto di vista mentale": un'esperienza, questa vissuta da Diego Velardo, che ricorda come anche i combattenti siano esseri umani, con le loro debolezze
Come Maestro ho visto ragazzi atleticamente molto preparati perdere degli incontri perchè non pronti dal punto di vista psicologico e, in tutta onestà, non credo di poter dare la colpa a nessuno: affrontare un combattimento è una prova non soltanto fisica ma anche mentale, una prova che richiede maturità e la maturità si acquisisce soltanto con l'esperienza. Credo però che sia importante fare autocritica, così come ha fatto Diego Velardo, ed ammettere con se stessi di non essere pronti piuttosto che nascondersi dietro a scuse, cercando alibi per giustificare un insuccesso: vincere e perdere è parte del gioco, ma mentre tutti siamo pronti a vincere, spesso non siamo altrettanto pronti ad accettare la sconfitta come una lezione che ci serva per il futuro.

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